sabato 28 novembre 2009

To the next level

I preparativi duravano da molti mesi. La missione sperimentale che avrebbe dovuto portare, per la prima volta, un essere umano al di fuori del sistema solare aveva destato molto scalpore al momento in cui fu annunciata, ma via via l'interesse diminuì e la gente quasi dimenticò i preparativi che continuavano parallelamente alla sua storia quotidiana...

mercoledì 7 ottobre 2009

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Evviva! 1 anno, due mesi e 17 giorni ci hanno messo ma alla fine ci siamo arrivati! Il Lodo Alfano non è costituzionale!!!
In fin dei conti viviamo ancora in uno Stato di Diritto, è bello rendersene conto!
Viva l'Italia,
Viva la costituzione!!!

http://lxinx.blogspot.com/2008/07/blog-post.html

Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali...

sabato 3 ottobre 2009

Vento

Strani conflitti affollano la mente. I colori e le sensazioni si mescolano e danno essenza a un nuovo livello di consapevolezza. Una consapevolezza forse vaga, forse inconscia; ma stabile, integra e degna. Questo scenario è troppo inusuale per non essere governabile.

lunedì 17 agosto 2009

domenica 19 luglio 2009

lunedì 13 luglio 2009

lunedì 6 luglio 2009

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Mi svegliai all'improvviso, di soprassalto. Il cielo grigio, nero. Come la danza casuale degli elettroni su uno schermo a tubo catodico.
Mi riaddormentai allo stesso modo. Ma il mio cervello continuava ad andare... Un fluire di immagini astratte. Lampi. Connessioni improvvise; estemporanee. Angoscia.
Tornai a rendermi conto di esistere la mattina dopo. L'orologio digitale accanto al letto segnava sette e ventiquattro. Mi alzai.
Avevo dormito poco e male e lo sapevo, ma la mente era lucida. L'angoscia allucinata della sera prima era un ricordo, adesso vivevo in un misto di apatia e lucida rassegnazione.
Ero consapevole di dovere tentare il tutto per tutto. Non c'era più altro da fare. Ci pensavo guardando il cielo o quello che ne rimaneva: una distesa nera di nubi fitte come il carbone.
E pensavo al cielo dell'infanzia, quell'azzurro che non avevo più rivisto dopo la rivoluzione.
Accesi il terminale e per un attimo credetti di avere sognato tutto. Tutto un solo; terribile; spaventoso; immenso incubo. In quell'attimo assaporai la felicità, una felicità amara, quanto amara era al raffronto la situazione nella quale sapevo; implicitamente, anche in quello stesso istante di stupida illusione; di trovarmi. E ci sperai, ancora una volta ci sperai: che la connessione fosse tornata, che la Subnet fosse ancora in piedi. Niente. I fosfori verdi del monitor emettevano luce alternativamente a formare la scritta: NESSUNA RISPOSTA. IMPOSSIBILE CONNETTERSI.
Il cursore che lampeggiava imperterrito come nulla fosse, come se il contenuto dello schermo fosse il risultato atteso di una normale routine di codice tradotta in linguaggio macchina. Mi irrideva. Non sapeva che la morte della Subnet era anche la sua morte? Chi lo aveva scritto quel codice? Tanti anni prima... nubi... nebbia... grigio... blu... -lampi elettrici-...

Volta pagina, caro lettore, che aspetti? Volta pagina... Oh già, hai ragione tu, che sbadato, questo non è un libro, questo è un blog. I tempi sono cambiati un po' da quando il caro Italo era alle prese coi suoi viaggiatori invernali... Beh, ma allora scorri verso il basso con quel mouse, forza, devo dirti tutto io? dove mai s'è visto uno scrittore che deve dire al lettore cosa fare? Lo scrittore deve scrivere il suo libro, ...il suo blog..., saran' poi fatti del lettore di trovare il modo di leggerlo... Come finisce qui? Ma se è soltanto un inizio... non c'è altro? Lo scrittore invece di continuare con la storia divaga in stupide frasi nelle quali si rivolge direttamente al lettore? O questa poi... ma chi si crede di essere?
Beh, la parte restante del romanzo deve essersi perduta... in un luogo... la casa editrice, lettore, devi recarti presso la casa editrice eeee... quindiiiii... a quel puntoooo... Non c'è nessuna casa editrice, già, il blog...
Beh, caro lettore penso proprio di conoscere la soluzione di questo enigma... vedi, il fatto è che il tuo scrittore non ha più voglia di scrivere... tutto qui... Spero lo perdonerai, non lo fa per supponenza, né per darsi arie, solo non ha tempo, non ha voglia, scrive l'inizio e poi si stanca... è obbligato a imitare chi invece lo faceva per grandezza.
Ma in verità, caro lettore, qualche colpa l'hai anche tu... Sì, perché lo scrittore in questo momento non sa neppure se tu esisti o mai esisterai, caro lettore... forse tu, lettore ipotetico, non sarai altro che lo scrittore stesso e nessun altro... perché scrivere è allo stesso tempo la cosa più egoistica e più altruistica del mondo... un profluvio di energie verso l'ipotetico... per allettar' se stesso.

giovedì 25 giugno 2009

Il bar sotto il mare

Non so se mi crederete. Passiamo meta della vita a deridere ciò in cui altri credono, e l'altra metà a credere in cio che altri deridono.

Camminavo una notte in riva al mare di Brigantes, dove le case sembrano navi affondate, immerse nella nebbia e nei vapori marini, e il vento dà ai rami degli oleandri lente movenze di alga.

Non so dire se cercassi qualcosa, o se fossi inseguito, ricordo che erano tempi difficili ma io ero, per qualche strana ragione, felice.

Improvvisamente dal sipario del buio usci un vecchio elegante, vestito di nero, con una gardenia all'occhiello, e passandomi vicino si inchinò leggermente. Mi misi a seguirlo incuriosito. Andavo di buon passo ma faticavo a stargli dietro, perché sembrava che procedesse volando a un palmo da terra, e i suoi piedi non facevano rumore sul legno umido del molo.

II vecchio si fermò un attimo, tracciando in aria gesti con cui sembrava calcolare la posizione delle stelle. Poi annuì con la testa e prese a discendere una scaletta che dal molo calava nelle acque scure.

- Si fermi signore - gridai - non lo faccia!

Ma il vecchio non mi ascolto, in breve tempo fu nell'acqua fino alla cintola, e poco dopo scomparve.

Senza indugiare, vestito com'ero, mi tuffai. L'acqua era gelida, e sul fondale melmoso giacevano detriti e cordami. Mi guardai intorno cercando tracce dell'uomo e con mia grande meraviglia vidi, sospesa a pochi metri dal fondo, un'insegna luminosa con la scritta "Bar". Verso di essa si dirigeva tranquillamente, camminando come un palombaro, il vecchio della gardenia. Come in un sogno nuotai anch'io verso quell'insegna che illuminava l'acqua di azzurro.

Arrivai così a una costruzione intarsiata di nautili, con una porta di legno. La porta si apri subito e il signore con la gardenia mi tese la mano. Non fece altro che tirarmi dentro di colpo e mi ritrovai in un bar accogliente, luminoso e pieno di avventori. Era arredato con mobili
di stile diverso, alcuni di antico gusto marinaro, altri esotici, altri decisamente moderni. Il bancone sembrava la fiancata di una nave, tanto era lucido e imponente. Sopra lo schieramento delle bottiglie c'era un grande oblò di vetro da cui si potevano ammirare candelabri di corallo e branchi di pesci. Gli avventori bevevano e chiacchieravano come in qualsiasi bar di terraferma. Come potete constatare dal disegno di copertina, formavano il gruppo più stravagante che io avessi mai visto.

II barista mi fece segno di avvicinarmi. Aveva un'espressione ironica e il suo volto ricordava quello di un famoso interprete di film dell'orrore. Mi offrì un bicchiere di vino e mi appuntò una gardenia all'occhiello.

- Siamo lieti di averla tra noi - disse sottovoce. - La prego di accomodarsi, perché questa è la notte in cui ognuno dei presenti racconterà una storia.

Mi sedetti, e ascoltai i racconti del bar sotto il mare.



Stefano Benni. Da "Il bar sotto il mare".

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lunedì 15 giugno 2009

martedì 12 maggio 2009


Unknown author.

giovedì 26 marzo 2009

mercoledì 25 febbraio 2009

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Ma il Nobel agli autori dei Simpson quando glielo danno?

domenica 22 febbraio 2009

Bentornato Signore degli Anelli

Saturno è tornato.
E adesso ha gli anelli quasi paralleli al piano visuale...

Ed ecco una sequenza di lettere casuali, o quasi: tguhjdgheyghbdjhgy.

mercoledì 18 febbraio 2009

UFO quasi vero



Fotografato oggi da casa mia. Non so cosa pensare.

venerdì 13 febbraio 2009

Presa di consapevolezza


Annuncio da questo momento la mia presa di consapevolezza 'patafisica. Questo scritto vale per me come iniziazione 'patafisica.

Tutto quanto ho detto, scritto e fatto in passato era patafisica. Così come tutto quello che farò in futuro, quando non sarà 'patafisica, sarà patafisica. Da ora ne ho consapevolezza.

Annuncio altresì la fondazione dell'Istituto 'Patafisico Xyyfdwjf33, del quale mi autoproclamo da ora Satrapo Trascendente.

L'eptalogo 'patafisico:
1. La Patafisica è la scienza di quel campo che si estende al di là della Metafisica: in effetti la Patafisica si estende al di là della Metafisica quanto questa al di là della Fisica.
2. La Patafisica è la scienza del Particolare e delle leggi che governano le eccezioni (De minimis curat Pataphysica).
3. La Patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie. Per il 'patafisico l'idea di verità è la più immaginaria fra tutte le soluzioni.
4. Di fronte alla 'Patafisica tutto fa lo stesso. La 'Patafisica non predica né ribellione né sottomissione, né moralità né immoralità, né riformismo né conservatorismo: non promette né felicità né infelicità e soprattutto non si accinge a salvare il mondo.
5. La 'Patafisica è nel suo procedere imperturbabile.
6. Tutto è patafisico eppure pochi lo mettono in pratica coscientemente.
7. Al di là della Patafisica non vi è nulla: essa è la suprema istanza.

http://it.wikipedia.org/wiki/Patafisica

giovedì 5 febbraio 2009

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Questa cosa mi fa uno SCHIFO indicibile. Non ho parole per esprimere il mio stato d'animo nei confronti di una cosa simile.
ITALIA SVEGLIATI! QUESTI SONO NAZISTI! Non passate all'azione, ma almeno non votateli finché siete in tempo! SVEGLIATEVI!!!


http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/politica/dl-sicurezza/dl-sicurezza/dl-sicurezza.html

domenica 1 febbraio 2009

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lunedì 26 gennaio 2009

1984

Mi capita in questi giorni di ripensare a questo libro straordinario. Un capolavoro assoluto di George Orwell. Un libro che tutti dovrebbero leggere, suggerisco a tutti di farlo, se non lo avete già fatto. E se lo avete già letto, bene, rileggetelo.

E' fondamentale per capire la società moderna, la politica, la storia, I mass media e il controllo sul pensiero che riescono ad avere.

Attenzione a non leggerlo come un romanzo di fantascienza o fantastoria: parla del mondo attuale molto più di quanto sembra.

E poi penso al crimine linguistico perpetuato da un manipolo di rozzi autori televisivi, che pensano bene di utilizzare un termine nobile come “Grande Fratello” per designare uno stupido gioco che nulla ha a che vedere con l'opera letteraria. Modificandone così il significato comune.

sabato 24 gennaio 2009

domenica 11 gennaio 2009

Vidi figure immense

Lord Plouche viaggiava ormai da giorni, ansioso di portare a termine l'arduo compito affidatogli dalla regina Matilde.

La mattina in cui arrivò a Steamware pensò che una città così strana non l'aveva mai vista, ma non ci fece molto caso. Non faceva mai caso alle cose strane: capitavano così di frequente in quel flebile mondo antico.

Il nostro si stava appropinquando a Stearlcastle, la sede della contea, quando si imbatté nell'arcivescovo Werran: il suo sguardo freddo lo colpì come un fulmine, e lord Plouche capì subito che sospettava qualcosa. D'altronde Werran non era certo nuovo a quel genere di intrallazzi: fu, infatti, con una sporca manovra che si impadronì della soglia arcivescovile. Plouche ricambiò il suo sguardo per un attimo; Werran nella sua veste nera appariva più tetro del solito: il viso magro e tirato nei suoi lineamenti duri e definiti; la pelle bianchissima e i capelli scuri pettinati maniacalmente sotto al classico copricapo arcivescovile: un triangolo rosso porpora parallelo alla testa sul quale levitava una sferetta metallica lucidissima. Ma Plouche non ci fece caso.

L'arcivescovo esordi: <<Lord Plouche, vedo che non hai perso l'occasione per essere presente. Hai deciso di non mancare.>>

<<Matilde mi ha inviato personalmente,>> si affrettò a ribattere Plouche.

<<Oh, già, tutti a suo tempo fummo inviati da una regina, solo i secoli cambiano. Ma non è questo che mi preme, e tu lo sai, io parlavo del paradosso meteorologico.>>

<<Il paradosso meteorologico – fece Plouche preoccupato – sì, il paradosso meteorologico...>>

<<Esatto, il paradosso meteorologico.>>

<<Il paradosso meteorologico?>>

<< Il paradosso meteorologico...>>

Werran si dileguò istantaneamente e Plouche non ci fece caso. Già da qualche ora non pensava più al paradosso meteorologico, la realtà era che il paradosso in quanto tale era irrisolvibile e Plouche aveva smesso di pensarci, ma ora si sentiva di nuovo in ansia e quasi dimenticava il gravoso compito che la regina Matilde aveva affidato proprio a lui.

Quel giorno faceva molto freddo, ma stranamente non c'era nebbia (come invece capita frequentemente nella nostra fantasia). C'erano invece strani riflessi viola nel cielo, e improvvisi lampi di luce diffusa verdastra, ma non davano fastidio. Plouche non ci fece molto caso.

L'incaricato reale proseguì la sua marcia verso Stearlcastle, che ormai svettava lontano all'orizzonte. Guardando il castello scorse a un certo punto la giovane contessa Galactia, erede alla contea, mentre usciva dalla porta principale. In pochi secondi questa lo raggiunse percorrendo la strada opposta alla sua, Plouche non ci fece caso.

<<Salve a te, lord Plouche, – lo salutò la giovane donna – avvertirò immediatamente mio padre del tuo arrivo.>>

<<Ti ringrazio, lady Galactia. La regina personalmente mi invia.>>

<<Tu sia il benvenuto, lord Plouche,>> augurò la contessa.

Plouche rimaneva sempre colpito dalla aspetto trascendente della giovane contessa, il suo viso pallido e definito era avvolto da gentili riccioli neri, e gli occhi verdi avevano sempre uno sguardo curioso e intelligente. Quel giorno indossava una veste dai colori rossi e viola ed era avvolta in un mantello scuro. Plouche si stupì quando notò i piedi della giovane: indossava scarpe di cristallo blù; ma quello che lo colpì di più, fu la strana evenienza del fatto che i piedi stavano a una spanna da terra e continuavano a salire nell'aere, come sostenuti e sospinti da una forza misteriosa. Plouche rimase incantato a guardare la contessa che si sollevava in volo: sul viso questa aveva una espressione indefinibile: a metà tra un sorriso e una espressione preoccupata, ma a momenti sfociava in una risata strana, scomposta e irridente. Teneva le braccia allargate rispetto al corpo e tese. La ragazza ormai stava a una decina di iarde da terra. Plouche la guardava dal basso, incantato, e sorrideva, ma non si stupì più di tanto.

sabato 10 gennaio 2009

Venus#1



Venus.
Sky-Watcher Newton 130 f/6.9.
Meade 5000 Plössl 5,5mm (afocal).
Samsung S730 17mm f/1. (1/181)s. 200ISO.
January 10th, 2009, 16.45 (UTC). Rubiera (RE), Italy.

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