Un giorno, nell’Oceano,
ma non so più sotto quali cieli,
gettai, come un’offerta al nulla,
qualche goccia d’un vino raro.

Liquore, chi volle la tua rovina?
Obbedivo forse all’indovino?...
O forse all’ansia del mio cuore,
pensando al sangue, versando il vino?

Assunse una lieve ombra color rosa
Il mare, poi puro si rifece,
ritrovando la sua abituale trasparenza…
Perduto il vino, ebbre le onde…

Balzare nell’aria amara
Ho visto figure immense…

(Paul Valéry, Le vin perdu. Trad. di A.Serristori)

mercoledì 21 maggio 2008

...

Una mattina. Ce ne sono tante di mattine. Ma quella era particolare, chissà poi perché...
No, forse no. Forse non è così: quella era una mattina come tante, come tutte, e forse proprio quello la rendeva particolare... Perché tutti gli istanti, nel momento in cui sono, sono quelli lì e null'altro possono essere. Null'altro è.
Ma probabilmente quella mattina era particolare solo perché ne sto scrivendo qui. E già, perché forse quella mattina non è mai nemmeno esistita... non lo sò. Però era particolare.
So solo che c'era la nebbia, c'è sempre la nebbia in quelle mattine lì. Un nebbione. E la neve, non che nevicasse ma c'era tanta neve che aspettava di sciogliersi; e aveva ben da aspettare con quelle temperature.
La nebbia copriva le colline, copriva i vigneti, copriva la strada, copriva il bosco ai lati della strada e infine copriva anche un cavallo che percorreva la strada. E sopra al cavallo c'era un uomo che si guardava intorno con fare circospetto...

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